mercoledì 3 dicembre 2008

GESU' NON POTEVA PECCARE

GESU' NON POTEVA PECCARE

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SITO FRANCESCANO


I testi da consultare sono: Mt 3, 13-17; Mc 1; Lc 3, 21; Gv 1, 29-34 (partic. 32)





La pagina letta, il fatto che essa racconta è storico, cioè Gesù per davvero è stato battezzato nelle acque del Giordano dal cugino Giovanni, il Battista. La pagina è anche una catechesi: mentre ti racconta un fatto, il fatto del battesimo di Gesù (realmente accaduto) ti dice cos’è il battesimo cristiano.



q Movimento penitenziale
In Mt 3,13-17 c’è un movimento penitenziale. Che cosa vuol dire? Gesù lascia Nazareth, lascia la Galilea, si dirige verso il Giordano, entra nel movimento penitenziale suscitato dalla predicazione di Giovanni Battista, che aveva cominciato a dire: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino. Sul Battista c’è scritto inoltre: Giovanni, portava un vestito di cammello e accorrevano a lui da Gerusalemme, da tutta la Giudea e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano. La predicazione di Giovanni suscita il cosiddetto movimento penitenziale. Gesù entra dentro questo movimento. La gente quando va da Giovanni entra nell’acqua del Giordano, si avvicina al Battista, confessa i suoi peccati, e il Battista versa acqua addosso. Quando Gesù arriva, entra nell’acqua, non confessa peccato alcuno e chiede di essere battezzato. Giovanni, che lo riconosce, essendo suo cugino e profeta egli stesso, gli dice: Non sei tu che devi essere battezzato da me, ma sono io che devo essere battezzato da te. Gesù risponde: Lascia fare per ora, poiché conviene che così adempiamo ogni giustizia. Allora Giovanni acconsentì. La volontà di Dio è questa: senza confessare peccato alcuno, Gesù viene battezzato.





Ecco, a questo punto, una serie di domande alle quali dar risposta:

1) Perché Gesù non confessa peccato alcuno?

Perché è senza peccato.

2) Ma Gesù poteva peccare?

Non poteva peccare per la semplice ragione che Egli è PERSONA DIVINA. Se fosse persona umana, in Lui ci sarebbero due persone, la persona divina e la persona umana.

3) In che rapporto starebbero le due persone?

Sarebbero due persone giustapposte.

4) E se così fosse?

La persona umana muore, ma la sua morte non ha valore salvifico universale, perché a morire è la persona umana di Gesù. E se così fosse, Maria non sarebbe la madre di Dio, sarebbe la madre della persona Gesù, della persona umana Gesù; allora diventerebbe un’eresia quando dici: Santa Maria madre di Dio.

5) Perché puoi dire Madre di Dio?

Perché Maria, genera la natura umana dell’unica persona divina del Verbo. Questo è il mistero dell’incarnazione, mistero che è rivelato, ma non spiegato. Gesu’ E’ una sola persona. due sono le nature di questa persona: la natura umana e la natura divina. L’uomo è una sola persona, con una sola natura. Gesù è una sola persona con due nature: è il Mistero dell’Incarnazione.

6) Ci sono momenti in cui la natura umana prende il sopravvento su quella divina? Come, ad esempio, sulla croce durante l’agonia?

No. Quindi non parliamo mai di sopravvento: è sempre lo stesso soggetto che attraverso la natura umana, mangia, piange, soffre, desidera di essere liberato dalla Passione, ma si abbandona alla volontà di Dio. Se così non fosse, in Lui le persone sarebbero due: e se così fosse, a morire sarebbe la persona umana: e se così fosse, quella morte sarebbe uguale alla mia, alla tua, non avrebbe valore salvifico alcuno. Nessuno di voi potrebbe dire: Dio ha sofferto per me, Dio è morto per me.

7) Lui, Dio può piangere nella sua natura Divina? Può morire nella sua natura Divina?

Sulla croce o nel giardino degli ulivi, il Figlio di Dio, Lui Figlio di Dio, Lui Dio, piange e suda sangue nella sua dimensione umana. Lui Dio, piange, soffre e muore nella sua dimensione umana, nella sua natura umana.

Gesù entra nell’acqua e poi ne esce. Prima di Lui ci fu un popolo che entro nell’acqua e che uscì dall’acqua: il popolo di Israele, quando guidato da Mosè, fu liberato dai nemici nel passaggio del Mar Rosso. Quando battezziamo qualcuno, infatti, noi facciamo riferimento all’acqua, al passaggio del Mar Rosso. L’acqua ricorda anche il momento in cui gli Israeliti, guidati da Giosuè attraverso le acque del Giordano, entrano nella terra promessa.

Facendo catechesi battesimale, mi rivolgo al catecumeno e gli dico: Quando sarai battezzato entrerai nell’acqua, come un giorno Gesù entrò nell’acqua, come un giorno, prima di lui, il popolo di Israele entrò nell’acqua; tu entrerai nell’acqua e uscirai dall’acqua creatura nuova.

S. Paolo, dice: Tu entri nell’acqua ed è come se entrassi nella tomba di Gesù, è come se morissi con Lui e risorgessi con Lui.

Il battesimo esprime ciò con chiarezza quando è fatto per immersione.



Is 63, 19; Is 43

q APERTURA DEI CIELI

Mt 27, 51

Gesù entra nell’acqua, esce dall’acqua; i cieli si aprono; nessuno pensi ai cieli che si aprono davvero. Se noi leggiamo Is 63, 19, notiamo che siamo in terra di Babilonia: il popolo di Israele è schiavo dei Babilonesi; angosciati, lontani dalla patria, gli Israeliti hanno un desiderio: quello di essere salvati.

In questo contesto storico, il popolo dice attraverso il profeta: Se Tu squarciassi i cieli e scendessi. Mt 3, 16 dice: I cieli si sono squarciati. Per cui l’apertura dei cieli, letta alla luce di Is 63, 19, ti dice chi è l’uomo che è uscito dall’acqua. Ti dice che quell’uomo, Gesù, è il Messia.

I cieli si sono squarciati, la preghiera è stata esaudita.

All’inizio della vicenda pubblica di Gesù i cieli si aprono, nel momento in cui Gesù muore: “il velo del tempio si squarcia”. C’è uno squarcio all’inizio, c’è uno squarcio alla fine. Il primo squarcio ti dice chi è Gesù, l’ultimo squarcio ti dice il valore della morte di Gesù, ora che il velo è stato squarciato, tutti possono vedere, tutti possono essere salvati. Quella è la morte che salva tutti. Mt 27,51 dice: Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo.

Cosa vuol dire per i catecumeni l’apertura dei cieli? Quando entrerai nell’acqua finirà un tempo, quando uscirai dall’acqua incomincerà un tempo nuovo; finisce il tempo del peccato e incomincia quello della Grazia.



q SPIRITO SANTO Gn 1, 2

Gesù entra nell’acqua, Gesù esce dall’acqua, i cieli si aprono, lo Spirito si manifesta. Non c’è bisogno di guardare in alto per osservare una colomba che si posa su Gesù. Che cosa bisogna sottolineare? Nel momento in cui Gesù viene battezzato lo Spirito si manifesta.

Prima del momento del battesimo, lo Spirito era in Gesù, o no?
La vita di Gesù è segnata dall’inizio alla fine, costantemente dalla presenza dello Spirito Santo. Lo Spirito che è in Lui si manifesta con il simbolo della colomba. Simbolo che appartiene alla letteratura biblica (Cfr. Gn 1,2: La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque). Sempre, anche nel deserto, anche sul monte Tabor, anche sulla croce. Perché lo Spirito è l’amore di Gesù - Figlio verso il Padre.

Non si dica: Gesù viene battezzato ed in Lui viene lo Spirito: lo Spirito è già in Lui.

Che cosa significa questo per il cristiano?
Quando sei stato battezzato, sei diventato dimora, casa, tempio dello Spirito Santo. Più te ne rendi conto e più lo accetti, e più lo vivi, più vivi come tempio dello Spirito Santo; fai le opere dello Spirito, non fai le opere della carne. Nella misura in cui ti pensi tempio dello Spirito Santo, tu rispetti il tuo corpo e il corpo dell’altro e non fai questioni: castità sì o no; rapporti prematrimoniali sì o no; fino a quando ti poni questi problemi, tu non hai capito quello che c’è stato in te col battesimo. Non è una imposizione dall’esterno, se tu sei parte dello Spirito, fai le opere dello Spirito. Lo Spirito che si rivela è lo Spirito che sempre abita in Gesù dal primo istante del suo concepimento nel grembo di Maria all’ultimo istante della sua vita umana: sempre lo Spirito è in Gesù, sempre la vita di Gesù è caratterizzata dalla presenza dello Spirito Santo. Gesù, viene concepito per opera dello Spirito Santo; viene battezzato e si rivela lo Spirito Santo; viene condotto nel deserto dalla potenza dello Spirito Santo. Nella sinagoga di Nazareth Gesù dice: Lo Spirito del Signore è sopra di me; Gesù muore, e quando muore il testo biblico ti dice: ed emise lo Spirito. Emise lo Spirito sul piano letterale vuol dire morì, sul piano teologico vuol dire donò lo Spirito Santo. Vuol dire che Gesù dona di nuovo lo Spirito Santo nel giorno stesso della sua Risurrezione; vuol dire che Gesù dona lo Spirito Santo più volte, e non una sola volta; vuol dire che non bisogna aspettare la Pentecoste, perché Gesù doni lo Spirito Santo.



q LA VOCE Is 42,1

La voce che viene dal cielo rivela l’identità di Gesù, la missione e le modalità con le quali Egli svolgerà la sua missione: Ecco il mio Figlio prediletto, è quest’uomo che è stato battezzato. La voce ti dice chi è Gesù: Gesù è il Figlio prediletto. La voce ti dice anche la missione di Gesù. Quando Matteo dice Ecco mio Figlio, nel quale io mi sono compiaciuto, cita l’inizio di Is 42,1 il primo canto del Servo sofferente: Is 42 da una parte ti dice chi è Gesù (il Figlio), dall’altra ti dice qual è la sua missione (la missione propria del servo), dall’altra ancora ti dice la modalità attraverso la quale Gesù svolgerà la sua missione: la sofferenza, quella sofferenza che porterà alla croce.

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Riferimento: Gesù non voleva o non poteva peccare?
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San Tommaso d’Aquino affronta la questione nell’articolo 15 della parte III della Summa Theologiae.

Questa in sintesi la risposta del Doctor angelicus:

- Anche se Cristo è stato tentato dal demonio (art. 1) Egli «non assunse in nessun modo la miseria del peccato né originale né attuale» (art. 1, s.c.). E di questo eravamo certi già in precedenza.

- L'Aquinate insegna anche che «in Cristo non c'era il fomite del peccato» dato che «lo Spirito Santo esclude il peccato e l'inclinazione al peccato, implicita nel termine fomite» (art. 2, s.c.).
Per «fomite del peccato» si intende l’«inclinazione dell'appetito sensitivo a oggetti che sono contro la ragione» (art. 2, s.c.), la «ricerca del piacere fuori dell'ordine razionale» (art. 2, a. 2).
La terza soluzione delle difficoltà proposta da san Tommaso mi sembra risolutiva del quesito posto da Solennio: «Una certa fortezza lo spirito la dimostra resistendo alla concupiscenza della carne quando gli si oppone, ma esso dimostra una fortezza maggiore quando la reprime totalmente così da eliminarne le brame disordinate. Questa era appunto la condizione di Cristo, il cui spirito aveva raggiunto il sommo grado della fortezza. E sebbene egli non abbia dovuto sostenere il combattimento inferiore del fomite, subì però la lotta esterna del mondo e del diavolo, trionfando dei quali meritò la corona della vittoria» (art. 2, a. 3).

Consiglio vivamente, qualora fosse possibile, la consultazione della Summa. È assai raro vi siano questioni analoghe non affrontate da san Tommaso.
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PROVA: A) - dalla Scrittura: ci consta che Gesù fu 1) immune dal peccato originale: «Quello che
nascerà da te Santo, si chiamerà il Figlio di Dio» (Lc. 1,35).
2) fu immune dal peccato attuale: «Le cose che piacciono a Lui, faccio sempre» (Gv. 8,29). Fare
ciò che vuole il Padre, significa eseguire la sua volontà e non trasgredirla. Per cui Gesù poteva ripetere:
«Chi di voi mi potrà incolpare di peccato?» (Gv. 8, 46). S. Paolo dirà che è «Pontefice santo, innocente,
senza macchia, segregato dai peccatori» (Ebr. 4,15) e S. Pietro: «Che non fece peccato nè si è trovato
inganno nella sua bocca» (1, Pt. 2,22). Tutti questi passi ed altri ancora ci dicono la sua «impeccanza» e al
tempo stesso ci fanno intuire che oltre a essere di fatto immune dal peccato, era immune anche dalla
possibilità di peccare.
B) - dai Padri. S. Ippolito (Contra Noet. 17): «È stato fatto ciò che l’uomo è, eccetto il peccato».
S. Cirillo di Alessandria (In Joan. 8, 29): «Ha avuto in sorte l’esimia prerogativa della natura divina e cioè
di non poter peccare».
C) – ragione teologica. Qualunque peccato o anche la semplice possibilità di peccare, costituisce
l’uomo peccatore. Ma la Persona di Cristo, essendo divina non può essere di un peccatore. Dunque in
Cristo non fu né poteva essere il peccato.
Mentre gli Scotisti pongono la ragione della impeccabilità del Cristo nella visione intuitiva (chi
véde Dio non può non amarlo come supremo bene), S. Tommaso e la maggioranza dei Teologi la pongono
nel fatto della Unione Ipostatica. Il merito o demerito delle azioni dipende e ridonda nella persona:
perciò Cristo, essendo Dio non poteva commettere peccato.
Per questo Cristo fu immune anche da ogni imperfezione morale e da ogni moto disordinato
della concupiscenza, anzi non ebbe nemmeno il fornite della concupiscenza.
La concupiscenza e il suo fomite sono una conseguenza del peccato originale. Anche la Madonna è impeccabile e conserva il libero arbitrio.

http://www.totustuus.biz/showthread.php?p=6105

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